Il “Progetto Marchesato” si racconta
“Varato” il sito Internet dedicato all’iniziativa che riguarda i beni culturali sul territorio di Alta val Tanaro e Cebano e coinvolge in rete Comuni, associazioni, Scuola di specializzazione del Politecnico. Cosa si è fatto e le proposte. I “beni-faro”
MA CHE COS’È IL PROGETTO? Spiegano i promotori (in primis Fondo Storico “Alberto Fiore” di Garessio e Centro culturale “Mario Giovana” di Mombasiglio): “Si propone di valorizzare il patrimonio storico e artistico esistente, stimolando a riscoprire le ragioni comuni di un territorio, troppo spesso diviso e non sinergico, nella consapevolezza che il recupero dei beni culturali può rappresentare un volàno per il territorio e contribuire alla crescita economica dei luoghi di riferimento e della regione”. E ancora: “Il progetto “Marchesato di Ceva” si pone, tra gli obiettivi principali, l’incremento della conoscenza dei beni culturali dentro e fuori dei confini provinciali, la consapevolezza e la conoscenza dei beni culturali da parte dei cittadini residenti e l’individuazione delle priorità per i futuri interventi di restauro”.
Detto in modo più semplice. Con “Progetto Marchesato” s’intende un lavoro fatto in rete e in sinergia fra autorevoli realtà culturali del territorio, che corrisponde – a grandi linee – a quello dell’antico Marchesato di Ceva. Alta Val Tanaro, dunque, ma anche valle Mongia, valle Cevetta e Langa cebana. Un territorio che rappresenta, nell’insieme, un ricco patrimonio di beni architettonici, artistici, archeologici da studiare e valorizzare: borghi fortificati, vie antiche, chiese, monasteri, cicli pittorici “figli di una storia comune in una rete di rapporti nati lungo il corso dei secoli”. Quello che si può definire – dicono ancora i promotori – “un paesaggio storico tra il basso Piemonte e la vicina costa ligure da valorizzare e preservare con un’azione unitaria”. Significa: individuare e studiare i beni architettonico-culturali da valorizzare, magari scriverne la storia, coinvolgere in questo lavoro Comuni, realtà culturali del settore su tutto il territorio ed esperti di livello universitario. Un piano di sviluppo che fonde cultura e turismo, anche “approfittando”, per l’Alta val Tanaro, del ripristino della linea ferroviaria Ceva-Ormea proprio a scopo turistico. Con la garanzia della qualità scientifica del Progetto.
IN RETE SUL TERRITORIO. Sul territorio del Cebano il risveglio di una certa sensibilità ha già portato a coagulare consensi intorno al “Progetto Marchesato”. Hanno già dato il loro sostegno i Comuni di Ceva, Mombasiglio e Castellino Tanaro. Le delibere approvate spiegano in premessa: “Le Amministrazioni intendono partecipare con altri enti al Progetto culturale, diretto a proporre e valorizzare la storia locale con particolare riguardo e attenzione ai beni architettonici”. Grazie ai contatti intercorsi con sindaci, studiosi e associazioni culturali in loco, sono possibili le ulteriori adesioni dei Comuni di Castelnuovo di Ceva, Priero, Lesegno, Nucetto, Bagnasco, Garessio e Ormea, oltre che della costituenda Unione dei Comuni dell’Alta val Tanaro. L’approccio multidisciplinare, secondo i coordinatori, ipotizza, inoltre, forme di collaborazione con altre associazioni culturali e di volontariato e con le scuole primarie e secondarie dell’area.
Ma non sono coinvolti soltanto i Comuni. Accanto al Centro Culturale Mombasiglio e al Fondo Storico “Alberto Fiore”, già riconosciuti a livello sovraprovinciale per la loro attività, ci sono anche la Scuola di Specializzazione in beni architettonici e del paesaggio del Politecnico di Torino e il patrocinio della Società di Studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo. Una sinergia nata e consolidata grazie alle numerose iniziative culturali che, a Ceva e in Valle Tanaro, hanno permesso lo studio e la divulgazione della storia locale, con particolare riferimento al territorio dell’antico Marchesato di Ceva. Rappresentando, di fatto, la fase preparatoria del “Progetto” che oggi vede la luce.
CHE COSA SI È GIÀ FATTO. Alcuni esempi di quanto già realizzato: il convegno con la Società per gli Studi Storici il 25 giugno 2011 (“Ceva e il suo Marchesato Nascita e primi sviluppi di una signoria territoriale”), il convegno con la Società del 7 dicembre 2013 “(Ceva e il suo Marchesato fra Trecento e Quattrocento”), la pubblicazione dei libri “Il Forte di Ceva” e “Ceva al tempo del Governatore” dello storico locale Giammario Odello. Il libro “Toponimi del Comune di Ceva” ha sancito l’intrecciarsi di un lavoro comune anche con la Società Savonese di Storia Patria, contribuendo pure alla realizzazione dei quaderni sui toponimi dei Comuni di Garessio, Ceva, Bagnasco e Mombasiglio (in uscita tra il 2013 e il 2014). Decine gli incontri culturali di presentazione di libri a carattere storico. Poi: la presentazione del “Progetto Marchesato” a Mombasiglio e Priero; la conferenza “Castelli e fortificazioni sulle terre dell’antico Marchesato di Ceva”; la creazione della nuova collana “Marchionatus Cevae Monumenta” (pubblicazione degli atti dei due convegni svoltisi a Ceva nel 2011 e nel 2013, trasformati nei numeri 146 e 150 del “Bollettino della Società per gli Studi Storici”); gli incontri “Pagine di storia cevese”, ciclo di conferenze “sulla storia di Ceva e del suo contado”, tra tempi antichi e Novecento. Eventi con ampio risalto mediatico, anche al di sopra dei confini provinciali. E ancora: il biennio del progetto “Alta Val Tanaro. Storia, architettura, paesaggio” in collaborazione con la Scuola di Specializzazione (campagna di studi “Castrum Sanctae Giulittae” a Bagnasco, ricerche negli archivi comunali a Ormea, Garessio e Bagnasco e presentazione alla popolazione). E a Mombasiglio le molteplici iniziative organizzate dal Centro Culturale.
MA CHE COSA AVVERRÀ, IN PRATICA? L’obiettivo: creare una rete di valorizzazione dei beni storici, artistici, architettonici e paesaggistici dell’antico Marchesato di Ceva. Un lavoro a medio termine, perché si prevede che il Progetto abbia uno sviluppo a fasi, con possibilità di integrazioni a geometria variabile, sia in termini di tempo, sia dal punto di vista dell’articolazione geografica. Sebastiano Carrara, presidente del Fondo storico: “Nell’ambito del progetto verranno individuati alcuni siti/luoghi oggetto di intervento di sistemazione, manutenzione e studio ed è previsto l’intervento di studenti della Scuola di Specializzazione”. Si va dall’individuazione dei beni-“faro” (dalla chiesa della Madonna delle Ciliegie a Ormea al sito di Santa Giulitta a Bagnasco, dal sito di Sant’Andrea a Mombasiglio alla torre di Castellino Tanaro, con possibilità di estensione al centro storico di Ceva, al castello di Nucetto, al borgo nuovo di Priero, alla torre di Castelnuovo di Ceva) alla creazione di percorsi turistici, culturali ed enogastronomici. Gli specializzandi, gli studiosi e gli esperti locali approfondiranno i beni e le strategie per valorizzarli, quindi i risultati sanno diffusi attraverso convegni, laboratori didattici per scuole e operatori, visite guidate, brochure e pubblicazioni scientifiche, mostre, cartellonistica informativa sui siti d’interesse. E la realizzazione del sito Internet, con marchio registrato “ad hoc”. Quello appena approdato on line.
I PARTNER.
– Il Fondo storico “Alberto Fiore” di Garessio, costituito in ricordo del compianto avvocato Alberto Fiore (già presidente della Biblioteca civica e grande appassionato di Garessio e della sua storia), “intende promuovere ricerche attinenti la storia dell’Alta Val Tanaro e del suo territorio e la diffusione dei risultati; coltivare e promuovere ogni studio attinente al patrimonio storico, artistico, archeologico, letterario, linguistico, naturalistico e culturale dell’Alta Val Tanaro; diventare una risorsa e un potenziale promotore di sviluppo e di rigenerazione del territorio capace di dialogare e collaborare, sempre nell’ambito esclusivo di finalità sociali e senza fini di lucro, con istituzioni e altre associazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di tutelare responsabilmente e valorizzare consapevolmente il patrimonio storico, storico-artistico, letterario e ambientale del territorio”.
– Il Centro culturale di Mombasiglio, costituito nel 1992, si propone di portare un’attività permanente di carattere informativo – culturale in un piccolo centro della Valle Mongia (600 residenti), cercando di irradiarla oltre i limiti del Comune con la “consuetudine di attenzione ai più diversi fatti e problemi delle realtà culturali, economiche, sociali, politiche e amministrative non soltanto locali, ma del Paese”. Ha portato in paese personalità di primo piano di cultura, scienze, politica nazionale: oltre 250 le conferenze in 22 anni di attività. Ha organizzato e gestisce una biblioteca oggi ricca di oltre 7500 volumi.
Partnership scientifica: Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino (Scuola di III livello integrata nella Scuola di Dottorato del Politecnico di Torino per formare figure di alto profilo professionale impegnate nel campo della tutela, restauro, gestione e valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico); Università degli Studi di Torino; Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici per la Provincia di Cuneo (che ha concesso il patrocinio); Società Savonese di Storia Patria (nata nel 1885).
LA STORIA. Gli esperti del Fondo “Fiore” ne spiegano alcuni passaggi. L’Alta Val Tanaro e il Cebano sono caratterizzati da numerosi “siti” di castellari, che ne punteggiano le alture. Documentazione di epoca romana attesta la presenza di tribù dei liguri Montani, dediti a prevalenti attività di allevamento, contro i quali le truppe romane, all’epoca della colonizzazione della riviera, si sono battuti. Fin da allora, erano rimarcati la contiguità e gli scambi fra la valle e la città di Albenga. L’Alta valle rappresentò da sempre zona di confine e transito. Un confine non sempre ben delimitato, come sembrerebbe anche nel periodo che vide contrapposti Bizantini e Longobardi. Più recenti studi andrebbero a dimostrare che molte fortificazioni, alcune delle quali ancora esistenti, altre scomparse del tutto, sembrerebbero avere origine tardo-antica. Si giustifica in questo modo la presenza di castellari e torri, in modo particolare sulla sponda destra del Tanaro, come la torre di Barchi e quella del Ceresé di Ormea, la torre di Casario, il castello di Santa Giulitta di Bagnasco, il “castlè” di Perlo. Dal primo millennio in poi, questi luoghi entrano nei possedimenti dei Marchesi del Vasto e, dal 1174 per via delle loro suddivisioni, nel marchesato di Ceva. O meglio dei Ceva: un’importante signoria territoriale, che comprendeva i feudi dell’entroterra di Albenga sino a Clavesana. C’è chi sostiene che la posizione dei castelli in val Tanaro doveva permettere, dalle torri, di stabilire una comunicazione visiva fra Albenga e Clavesana. La cosa è possibile. Una così densa presenza di fortificazioni rafforza la convinzione che ci fosse necessità di controllare tutti i numerosi passi di transito fra il mare e il suolo piemontese, astigiano e albese in particolare, per assicurare i passaggi a quelle genti.